La storia dell'Azienda Monte Croce
L'azienda nasce nel 2006 dall'idea di Nadia Menchini e Pietro Tommasi che decidono di non abbandonare il territorio ma anzi di investire sullo stesso riscoprendo le coltivazioni quasi abbandonate e puntando sul turismo, ristrutturando un antico fabbricato del 1850 dalle cui cenere oggi sorge la nostra struttura ricettiva. Puntano sulle risorse locali e sul Monte sul quale insiste l'azienda: nasce il nome Monte Croce che a quel tempo era quasi sconosciuto ai più.
Nel Maggio 2015 Samantha conclude splendidamente il suo percorso di studi laureandosi all'Università di Pisa in economia aziendale, l'argomento cardine della sua tesi era lo sviluppo, l'ammodernamento e l'ampliamento dell'Azienda.
Nel 2016 Samantha prende le redini dell'Azienda come titolare e inizia subito la sua opera di ampliamento, acquistando l'antico Mulino del 1801 a Carbonella che oggi ospita Le Macine del Monte Croce.
In pochi anni il Mulino viene ristrutturato rispettando il più possibile i materiali antichi e a maggio 2019 viene inaugurato il Ristorante Le Macine del Monte Croce.
L'idea essendo quella di ridare splendore ai prodotti della tradizione tavolta dimenticati o considerati meno nobili, porta all'ampliamento dell'Azienda Agricola puntando su allevamenti e coltivazioni che permottono di offrire all'utente finale un prodotto di eccelsa qualità e con una filiera controllata e garantita.
Nel 2020 vengono acquistate proprietà e terreni a Carbonella in cui sorgono oggi le zone barbeque e relax.
Le Macine Del Monte Croce
Il Mulino fu edificato a Carbonella nel 1801 dai tre fratelli Bianchini Pietrino, Giuliano e Francesco insieme a una ferriera e un gorile privato (ancora oggi si trova la pietra decorativa nella sua posizione originale con le iniziali dei tre fondatori, l'anno di costruzione e una croce latina con freccia finale che è simbolo di confine).
Il Mulino era composto da due archi sotto i quali scorreva l'acqua che sbattendo contro i "Catini" (cucchiai di legno simili a un'elica) dentro il quale era fissato un albero di legno e un palo di trasmissione di ferro che tramite una "Nottola" (piatra piatta di ferro) permetteva di girare alla Macina superiore( quella meno spessa), mentre quella inferiore resta ferma (quella più spessa);
all'interno della sala macine (l'attuale sala del ristorante) le due Macine erano divise da un divisore di legno che permetteva di poter macinare il doppio allo stesso tempo; sopra le macine infine vi era la tramogia.
Il pianodi sopra (l'attuale cucina) invece era riservato al mugnaio che nel periodo di macinatura rimaneva anche la notte nel Mulino per smaltire l'enorme mole di lavoro.
L'altro edificio era riservato inizialmente alla ferriera come era di uso nella zona (è stata rinvenuta la testa di un maglio e un incudine) ma successivamente venne convertito in Mulino poichè più redditizio e anche questo con doppie macine.
I tre fratelli si resero conto però che l'acqua non era più sufficente e decisero di costruire una fornace dove venivano cotti i mattoni che servivano a piastrellare il gorile ed evitare che l'acqua contenuta in esso si disperdesse.
Gli anni di siccità e l'esigenza d'acqua nel periodo della macinatura portò i tre fratelli a sostituire i "Catini" di una macina in pietra con una ruota verticale che permettesse di sfruttare più la forza di gravità che l'energia dell'acqua (quest'ultima è stata oggetto di restauro nel 2022 per opera di Pietro Tommasi).
Storicamente la zona è apparteneva alla Repubblica di Firenze e confinava alla sua fondazione con la Repubblica di Lucca , mentre dopo il Congresso di Vienna del 1815 divenne Granducato di Toscana sotto gli austriaci e confinava con il Ducato di Lucca sotto i Borboni.
Il 17 Dicembre del 1849 venne emanato un decreto da Leopoldo Secondo Granduca di Toscana in cui si instaurava una Dogana a Carbonella, decreto che entrò in vigore il 1 Gennnaio del 1850.
Successivamente venne costruito il ponte adiacente alla struttura principale che serviva come collegamento per carrozze e pedoni, il cui stile è di chiara ispirazione al famoso Ponte del Diavolo (o della Maddalena) a Borgo a Mozzano.